“Dialogo intergenerazionale, educazione e lavoro per una pace duratura”
"La crisi globale che stiamo vivendo - spiega il Papa -, ci indica nell’incontro e nel dialogo fra le generazioni la forza motrice di una politica sana, che non si accontenta di amministrare l’esistente ‘con rattoppi o soluzioni veloci’, ma che si offre come forma eminente di amore per l’altro, nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili"

È stato pubblicato ieri il messaggio di Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale per la pace del prossimo 1 gennaio 2022, sul tema “Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura”: «Ancora oggi il cammino della pace – denuncia il Papa -, che San Paolo VI ha chiamato col nuovo nome di sviluppo integrale, rimane purtroppo lontano dalla vita reale di tanti uomini e donne e, dunque, della famiglia umana, che è ormai del tutto interconnessa. Nonostante i molteplici sforzi mirati al dialogo costruttivo tra le nazioni, si amplifica l’assordante rumore di guerre e conflitti, mentre avanzano malattie di proporzioni pandemiche, peggiorano gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale, si aggrava il dramma della fame e della sete e continua a dominare un modello economico basato sull’individualismo più che sulla condivisione solidale. Come ai tempi degli antichi profeti, anche oggi il grido dei poveri e della terra non cessa di levarsi per implorare giustizia e pace».
Quindi la tesi del Santo Padre: «In ogni epoca – afferma -, la pace è insieme dono dall’alto e frutto di un impegno condiviso. C’è una ‘architettura’ della pace, dove intervengono le diverse istituzioni della società, e c’è un ‘artigianato’ della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona». Da qui l’appello del Pontefice: «Tutti – sottolinea – possono collaborare a edificare un mondo più pacifico, a partire dal proprio cuore e dalle relazioni in famiglia, nella società e con l’ambiente, fino ai rapporti fra i popoli e fra gli Stati». Nel messaggio, il Papa ha poi proposto tre vie per la costruzione di una pace duratura: «Il dialogo tra le generazioni, quale base per la realizzazione di progetti condivisi – elenca -; l’educazione, come fattore di libertà, responsabilità e sviluppo e il lavoro, per una piena realizzazione della dignità umana. Si tratta di tre elementi imprescindibili per dare vita ad un patto sociale, senza il quale ogni progetto di pace si rivela inconsistente».
In seguito, affrontando il tema della pandemia, Papa Bergoglio ha parlato di un’ulteriore via d’uscita dai conflitti: «Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta – ricorda – c’è un’opzione sempre possibile, il dialogo. L’attuale crisi sanitaria ha amplificato per tutti il senso della solitudine e il ripiegarsi su sé stessi. Alle solitudini degli anziani si accompagna nei giovani il senso di impotenza e la mancanza di un’idea condivisa di futuro. Tale crisi è certamente dolorosa. In essa, però, può esprimersi anche il meglio delle persone. Infatti, proprio durante la pandemia abbiamo riscontrato, in ogni parte del mondo, testimonianze generose di compassione, di condivisione, di solidarietà. Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Favorire tutto questo tra le generazioni vuol dire dissodare il terreno duro e sterile del conflitto e dello scarto, per coltivarvi i semi di una pace duratura e condivisa».
E oltre al dialogo, per Papa Francesco, è indispensabile che si formi un altro binomio: «Mentre lo sviluppo tecnologico ed economico ha spesso diviso le generazioni – osserva -, le crisi contemporanee rivelano l’urgenza della loro alleanza. Da un lato, i giovani hanno bisogno dell’esperienza esistenziale, sapienziale e spirituale degli anziani; dall’altro, gli anziani necessitano del sostegno, dell’affetto, della creatività e del dinamismo dei giovani. Le grandi sfide sociali e i processi di pacificazione non possono fare a meno del dialogo tra i custodi della memoria – gli anziani – e quelli che portano avanti la storia – i giovani –; e neanche della disponibilità di ognuno a fare spazio all’altro, a non pretendere di occupare tutta la scena perseguendo i propri interessi immediati come se non ci fossero passato e futuro. La crisi globale che stiamo vivendo, ci indica nell’incontro e nel dialogo fra le generazioni la forza motrice di una politica sana, che non si accontenta di amministrare l’esistente ‘con rattoppi o soluzioni veloci’, ma che si offre come forma eminente di amore per l’altro, nella ricerca di progetti condivisi e sostenibili. Se, nelle difficoltà, sapremo praticare questo dialogo intergenerazionale potremo essere ben radicati nel presente e, da questa posizione, frequentare il passato e il futuro. Frequentare il passato, per imparare dalla storia e per guarire le ferite che a volte ci condizionano; frequentare il futuro, per alimentare l’entusiasmo, far germogliare i sogni, suscitare profezie, far fiorire le speranze. In questo modo, uniti, potremo imparare gli uni dagli altri».
Successivamente, il Papa ha affrontato il tema della cura del creato: «Senza le radici – s’interroga Bergoglio, ricordando come la casa comune sia un prestito che ogni generazione riceve per poi trasmetterlo a quella successiva -, come potrebbero gli alberi crescere e produrre frutti?». Da qui l’incoraggiamento ai giovani: «Che – continua il Santo Padre – si stanno impegnando per un mondo più giusto e attento a salvaguardare il creato, affidato alla nostra custodia. Lo fanno con inquietudine e con entusiasmo, soprattutto con senso di responsabilità di fronte all’urgente cambio di rotta, che ci impongono le difficoltà emerse dall’odierna crisi etica e socio-ambientale».
Quindi il Pontefice è tornato a parlare di economia e disarmo: «È opportuno e urgente – esorta – che quanti hanno responsabilità di governo, elaborino politiche economiche che prevedano un’inversione del rapporto tra gli investimenti pubblici nell’educazione e i fondi destinati agli armamenti. Il perseguimento di un reale processo di disarmo internazionale, non può che arrecare grandi benefici allo sviluppo di popoli e nazioni, liberando risorse finanziarie da impiegare in maniera più appropriata per la salute, la scuola, le infrastrutture, la cura del territorio e così via. Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito, a livello mondiale, il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti. Eppure, esse costituiscono i vettori primari di uno sviluppo umano integrale. Rendono la persona più libera e responsabile e sono indispensabili per la difesa e la promozione della pace. Istruzione ed educazione sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso. Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato al termine della ‘guerra fredda’, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante».
In seguito, Papa Bergoglio si è ancora appellato affinché si punti anche sulla cultura e sulla sua tutela: «Auspico – ribadisce – che all’investimento sull’educazione si accompagni un più consistente impegno per promuovere la cultura della cura. Di fronte alle fratture della società e all’inerzia delle istituzioni, può diventare il linguaggio comune che abbatte le barriere e costruisce ponti. Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali. La cultura popolare, la cultura universitaria, la cultura giovanile, la cultura artistica e la cultura tecnologica, la cultura economica e la cultura della famiglia, e la cultura dei media. È necessario forgiare un nuovo paradigma culturale, attraverso un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature. Un patto che promuova l’educazione all’ecologia integrale, secondo un modello culturale di pace, di sviluppo e di sostenibilità, incentrato sulla fraternità e sull’alleanza tra l’essere umano e l’ambiente. Investire sull’istruzione e sull’educazione delle giovani generazioni, è la strada maestra che le conduce, attraverso una specifica preparazione, a occupare con profitto un giusto posto nel mondo del lavoro».
Nella parte finale del Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2022, inoltre, il Papa è tornato a parlare degli effetti dell’emergenza sanitaria: «La pandemia da Covid-19 – denuncia ancora Francesco – ha aggravato la situazione del mondo del lavoro, che stava già affrontando molteplici sfide. Milioni di attività economiche e produttive sono fallite. I lavoratori precari sono sempre più vulnerabili; molti di coloro che svolgono servizi essenziali sono ancor più nascosti alla coscienza pubblica e politica; l’istruzione a distanza ha in molti casi generato una regressione nell’apprendimento e nei percorsi scolastici. Inoltre, i giovani che si affacciano al mercato professionale e gli adulti caduti nella disoccupazione affrontano oggi prospettive drammatiche. In particolare, l’impatto della crisi sull’economia informale, che spesso coinvolge i lavoratori migranti, è stato devastante. Molti di loro non sono riconosciuti dalle leggi nazionali, come se non esistessero; vivono in condizioni molto precarie per sé e per le loro famiglie, esposti a varie forme di schiavitù e privi di un sistema di welfare che li protegga. A ciò si aggiunga che attualmente solo un terzo della popolazione mondiale in età lavorativa, gode di un sistema di protezione sociale, o può usufruirne solo in forme limitate. In molti Paesi crescono la violenza e la criminalità organizzata, soffocando la libertà e la dignità delle persone, avvelenando l’economia e impedendo che si sviluppi il bene comune».
Per questo, il Santo Padre ha invitato ad ampliare le opportunità per avere un lavoro dignitoso: «Che è la base – ricorda – su cui costruire la giustizia e la solidarietà in ogni comunità. Non si deve cercare di sostituire sempre più il lavoro umano con il progresso tecnologico. Così facendo l’umanità danneggerebbe sé stessa. Il lavoro è una necessità, è parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale. Bisogna unire le idee e gli sforzi per creare le condizioni e inventare soluzioni, affinché ogni essere umano in età lavorativa abbia la possibilità, con il proprio lavoro, di contribuire alla vita della famiglia e della società. È più che mai urgente promuovere in tutto il mondo condizioni lavorative decenti e dignitose, orientate al bene comune e alla salvaguardia del creato».
Un ennesimo appello, quello del Santo Padre, che scende sempre più in concreto: «Occorre assicurare e sostenere la libertà delle iniziative imprenditoriali – rilancia – e, nello stesso tempo, far crescere una rinnovata responsabilità sociale, perché il profitto non sia l’unico criterio-guida. Vanno stimolate, accolte e sostenute le iniziative che, a tutti i livelli, sollecitano le imprese al rispetto dei diritti umani fondamentali di lavoratrici e lavoratori, sensibilizzando in tal senso non solo le istituzioni, ma anche i consumatori, la società civile e le realtà imprenditoriali. Queste ultime, quanto più sono consapevoli del loro ruolo sociale, tanto più diventano luoghi in cui si esercita la dignità umana, partecipando così a loro volta alla costruzione della pace».
Ma per fare tutto questo, è indispensabile l’intervento di una politica consapevole: «La politica – conferma il Papa – è chiamata a svolgere un ruolo attivo, promuovendo un giusto equilibrio tra libertà economica e giustizia sociale. E tutti coloro che operano in questo campo, a partire dai lavoratori e dagli imprenditori cattolici, possono trovare sicuri orientamenti nella dottrina sociale della Chiesa». Al temine del Messaggio, Papa Francesco ha voluto infine fare un ringraziamento: «A quanti – conclude – si sono impegnati e continuano a dedicarsi con generosità e responsabilità per garantire l’istruzione, la sicurezza e la tutela dei diritti, per fornire le cure mediche, per agevolare l’incontro tra familiari e ammalati, per garantire sostegno economico alle persone indigenti o che hanno perso il lavoro». Tutto ciò unito al «ricordo nella preghiera per tutte le vittime e le loro famiglie».