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Chiesa: “Sia credibile. Non militante, ma credente nell’amore di Dio”

"Forse tanti, forse anche noi, che, inevitabilmente, alla luce delle notizie che ci arrivano - osserva l'arcivescovo Valentinetti -, pensiamo di schierarci dall’una o dall’altra parte. Ma forse anche noi, con tutti i potenti della terra, dobbiamo batterci il petto perché non siamo stati capaci né noi, né chi ci governa a livello mondiale, europeo e, forse, anche chi ci governa a livello nazionale, di dire “no”

È stata questa l’esortazione rivolta ieri alla Chiesa pescarese, nella messa crismale, dall’arcivescovo Valentinetti

Monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, alita sugli olii sacri per consacrarli

Nei giorni della Settimana santa in cui la guerra bussa alle porte dell’Europa la Chiesa, anche quella locale di Pescara-Penne, si ritrova per riflettere, fare un esame di coscienza e raccogliere le forze per essere sempre più credibile, rilanciando un messaggio sempre più forte di pace, amore e concordia. Un’occasione offerta ieri dalla messa crismale, presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara alla presenza dei sacerdoti diocesani concelebranti e di tanti fedeli intervenuti, durante la quale – con l’animazione liturgica curata dai Cori riuniti dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne diretti da Roberta Fioravanti – ha consacrato gli olii sacri (l’olio per l’unzione degli infermi, l’olio per ungere i catecumeni che stanno per ricevere il battesimo e infine il sacro crisma usato nei sacramenti del battesimo, della confermazione e dell’ordine sacro l’ampolla di colore bianco, ottenuto mescolando olii e profumi), alitando sulle rispettive ampolle. Un rito antico e affascinante che, unito al rinnovo delle promesse sacerdotali dei presbiteri, oggi assume un significato ancora maggiore.

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

Ma la riflessione del presule, nell’omelia, è partita dalla seconda lettura tratta dall’Apocalisse di San Giovanni Apostolo “Lodiamo Colui che ci ama, che ci ha liberato dai nostri peccati col suo sangue. A Lui la gloria e la potenza nei secoli dei secoli, Amen”: «È la regalità di Cristo che vogliamo lodare – premette l’arcivescovo Valentinetti -. , Colui che è il sovrano dei re della terra, Colui che è il primo e l’ultimo, l’alfa e l’omega. Colui che è, che era e che viene, l’Onnipotente. Ma i giorni della settimana santa, a partire dalla Domenica di Passione o delle Palme, quale re ci fanno lodare? Ci fanno lodare un re trafitto, crocifisso, che non ha poteri umani. I potenti della terra, in questi giorni, si stanno accaparrando poteri, forza, armi, forza, finanza, armi per dominare l’uno sull’altro, per essere ancora una volta vincitori sopra la faccia della terra. In verità, siamo tutti scandalizzati da immagini aggressive che graffiano la nostra anima, il nostro cuore, la nostra mente, ma la guerra è sempre guerra».

Una parte dei sacerdoti concelebranti

E l’arcivescovo di Pescara-Penne ha condannato quest’ultima, ricordando come i grandi i Papi l’abbiano condannata nel passato recente: «Già Benedetto XV – riporta -, nel 1917 in piena prima guerra mondiale, aveva parlato di “inutile strage”. Ma non è forse anche questa un’inutile strage? E le tante altre inutili stragi che si stanno perpetrando nel mondo in questa terza guerra mondiale a pezzetti, come l’ha definita Papa Francesco. Ma i potenti di questo mondo, vogliono ancora una volta dominare con la forza, con un potere che è fuori dalla ragione. Così come San Giovanni XXIII, nell’enciclica Pacem in terris, ha definito la guerra “alienum est a ratione”, cioè “cose da pazzi”. Ma i potenti di questa guerra, molto spesso, perdono la testa. Benedetto XV fu contestato per quella parola, così come non viene capito e non viene compreso Papa Francesco che, in questi giorni, ripropone le esigenze del Vangelo, di un disarmo senza condizioni, non un aumento di capitali per comprare armi. Per cui, ci verrebbe da chiederci “Chi sta realmente dietro una guerra?” Forse le grandi lobby che commerciando armi?».

Intanto, a detta di monsignor Valentinetti, Cristo riafferma la sua Parola: «Il Signore Gesù, ancora una volta – ricorda -, è Re e ci dice che Lui è venuto a portare il lieto annuncio ai miseri e questi ultimi stanno dappertutto. È Re perché è venuto a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, è Re perché proclama la libertà degli schiavi, è Re perché proclama la scarcerazione dei prigionieri, è Re perché consola tutti gli afflitti ed è Re perché dà una corona invece della cenere, olio di letizia invece che l’abito da lutto. Veste di lode invece di uno spirito mesto. E Gesù l’ha riploclamato nella sinagoga di Nazareth, promulgando l’anno di grazia e di misericordia. Ma quell’anno stenta a scavare i cuori induriti. Forse tanti, forse anche noi, che, inevitabilmente, alla luce delle notizie che ci arrivano, pensiamo di schierarci dall’una o dall’altra parte. Ma forse anche noi, con tutti i potenti della terra, dobbiamo batterci il petto perché non siamo stati capaci né noi, né chi ci governa a livello mondiale, europeo e, forse, anche chi ci governa a livello nazionale, di dire “no”. Sì, batterci il petto così come le donne che andavano via dal Calvario le quali, vista quella teoria, andarono via battendosi il petto».

I Cori riuniti dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne

Da qui il monito di monsignor Tommaso Valentinetti: «E allora, fratelli carissimi, oggi che siamo costituiti più che mai stirpe sacerdotale, popolo santo, popolo che Dio si è acquistato a prezzo del suo sangue. Oggi, soprattutto noi, voi, carissimi presbiteri chiamati a rinnovare le promesse dell’ordinazione sacerdotale, dobbiamo ridire a noi stessi quanto è importante essere testimoni di questa Chiesa che, nel tempo, continua ad annunciare il Vangelo, senza se e senza ma, fino agli estremi confini della terra. Non ci sono guerre sante, non si possono benedire armi. Eppure anche questo sta accadendo, ma non solo da una parte, non ci illudiamo. Perché è sempre comodo, è sempre facile, tirare il Padre eterno dalla propria parte. Ma Lui non è dalla parte della violenza, è dalla parte della pace. Entra a Gerusalemme su di un puledro, figlia d’asina, e con umiltà dice a noi Chiesa santa di Dio, cammina nel tempo. Sii consapevole che devi essere sempre più credibile”. Ci sono tantissime parole, carissimi fratelli presbiteri, nelle relazioni sinodali. Che cosa ci chiede oggi questa riflessione? Essere credibili, essere una Chiesa credibile. Essere io vescovo credibile, essere voi sacerdoti più credibili, voi diaconi più credibili e tutti gli operatori credibili e accoglienti, credibili e amanti, credibili e pieni di misericordia, di bontà, di accoglienza, di vera pace e di vero amore. La strada non è facile. Il cammino di Chiesa che stiamo percorrendo, sicuramente – in questo tempo così difficile, appena concluso il tempo della pandemia, dentro questa incertezza di una guerra che bussa alle porte delle nostre nazioni – ci mette in fatica e in difficoltà. Ma noi non vogliamo indietreggiare, non vogliamo scoraggiarci. Non militanti, ma credenti. Noi sempre più credenti nell’amore del Signore, vogliamo donare la nostra vita e tutto noi stessi. Perché quando il Signore arriverà con le nubi e ogni occhio lo vedrà, anche quelli che lo trafisseroe tanti, tanti lo stanno trafiggendoper Lui, ancora una volta battendoci il pettopossiamo trovare misericordia e gioia eterna in paradiso».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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