Il valore del dialogo
Il Papa emerito Benedetto XVI col suo Magistero, tra le tante cose, ci ha ricordato il profondo valore del dialogo e della cultura, per tutte le donne e gli uomini.
La morte del Papa emerito Benedetto XVI lo scorso 31 dicembre 2022 è un evento che ci dà lo spunto (qualora ce ne fosse bisogno) per riconsiderare la grandezza di questo Pontefice, nei suoi diversi aspetti, sia umani che spirituali.
Uno dei punti del suo Magistero che paiono essere più fecondi, ma che sovente nel dibattito pubblico più generale viene tralasciato è quello della capacità di Benedetto di essere promotore e generatore di «dialogo», una virtù che in particolare ai nostri giorni non appare tra le più comuni, soprattutto se guardiamo alle caratteristiche che questa dovrebbe avere, per essere considerato tale; per spiegarci meglio tornano utili le parole di Norberto Bobbio, rilasciate in un’intervista a Pietro Polito per i suoi novant’anni, nel 1999: «La prima condizione perché il dialogo sia possibile è il rispetto reciproco, che implica il dovere di comprendere lealmente quello che l’altro dice, e anche se non lo si condivide, si cerca di confutarlo senza animosità, adducendo argomenti pro e contro».
Capacità di ascolto che implica un profondo rispetto e lealtà per l’Altro da sé, e una modalità di relazione incentrata sull’accoglienza: quanto abbiamo ancora da lavorare su questo? Quanto sarebbe diverso il mondo se al centro del dibattito pubblico, così come di quello politico, si mettessero al centro il dialogo e l’accoglienza dei punti di vista estranei ai propri?
Una componente fondamentale della profonda capacità di Ratzinger di dialogo gli proveniva probabilmente dal suo essere un uomo di studio, e più in generale un uomo di cultura, definizione che -attenzione! – qualifica, come ricorda Antonio Gramsci nei Quaderni dal carcere: «chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri». In un’epoca di conflitti di ogni genere, non solo bellici, riscoprire il dialogo come interesse e accoglienza del Prossimo, potrebbe essere uno delle attività principali per modificare alle radici l’impostazione della nostra società che, come ha ricordato il filosofo sudcoreano Byung-Chul Han pare avere sviluppato un’avversione profonda nei confronti dell’Altro, tanto da espungerlo totalmente dal proprio orizzonte.
In conclusione, Benedetto XVI ci lascia insomma anche un messaggio forte e chiaro che guarda alla riscoperta della cultura e dei suoi portati, come, appunto, la valorizzazione del dialogo, come discorso irrinunciabile dell’essere umano, che va coltivato e che va ben al di là del mero accumulo di notizie e nozioni. E L’esperienza del Cortile dei Gentili, voluta fortemente dal Papa tedesco, è un esempio concreto e lampante di queste considerazioni, che valgono soprattutto per noi cristiani, come afferma lui stesso il 21 dicembre 2009: «la Chiesa dovrebbe anche oggi aprire una sorta di “cortile dei gentili” dove gli uomini possano in una qualche maniera agganciarsi a Dio, senza conoscerlo e prima che abbiano trovato l’accesso al suo mistero, al cui servizio sta la vita interna della Chiesa. Al dialogo con le religioni deve oggi aggiungersi soprattutto il dialogo con coloro per i quali la religione è una cosa estranea, ai quali Dio è sconosciuto e che, tuttavia, non vorrebbero rimanere semplicemente senza Dio, ma avvicinarlo ameno come Sconosciuto».