Giovani: “Il Signore è con voi. Portate nelle comunità la gioia del Vangelo”
"È importante apprendere l'arte del perdono – spiega il cardinale Petrocchi -, che sta nel lasciarsi perdonare da Dio prima di tutto, per potersi perdonare e poi dare e chiedere perdono. Quest'ultimo è importante. Nella relazione interpersonale, esercitare questa capacità di non lasciarsi bloccare dalle difficoltà, dalle avversità, ma di saper rispondere con l'amore anche a ciò che noi consideriamo un danno che ci è stato arrecato, perché il male si può vincere soltanto col bene"
È stata un’esperienza intensa il pellegrinaggio dei 500 giovani d’Abruzzo e Molise compiuto ieri a L’Aquila in occasione dell’Anno della Misericordia indetto da Papa Francesco, all’indomani della sua visita del 28 agosto scorso in occasione dell’apertura della porta santa della Perdonanza celestiniana che ha esteso di un anno e che, quindi, ha consentito anche a questi ragazzi di lucrare l’indulgenza plenaria. Tra questi spiccavano anche i 150 giovani provenienti dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne, giunti nel capoluogo di regione a bordo di tre pullman, accompagnati dal direttore della Pastorale giovanile diocesana don Domenico Di Pietropaolo.
L’appuntamento, tra l’altro, era anche in preparazione alla Giornata mondiale della gioventù che si terrà dall’1 al 6 agosto a Lisbona. L’inizio ufficiale del pellegrinaggio ha avuto luogo con il ritrovo presso la basilica di San Bernardino: «Qui – racconta don Domenico – siamo stati accolti dal vescovo ausiliare dell’Aquila monsignor Antonio D’Angelo (coordinatore degli eventi dell’Anno della misericordia) – ci ha dato il benvenuto, presentandoci la giornata. In seguito ci siamo suddivisi in gruppi nelle varie chiese aquilane, per vivere un percorso di riflessione sulla figura del Figliol prodigo – che non accoglie suo padre e non comprende cosa sia la libertà – e conoscere meglio l’aspetto architettonico di queste chiese. Noi pescaresi siamo stati dapprima nella chiesa delle Anime sante, dove i ragazzi hanno vissuto un momento di catechesi sul tema confrontandosi con la domanda “Cos’è per te la libertà?”. La seconda parte della catechesi ha invece avuto luogo nella chiesa di San Giuseppe artigiano, dove i ragazzi hanno constatato come non si viva bene nel peccato, sull’esempio del Figliol prodigo che non riusciva neanche a mangiare le carrube dei porci».
Dopo il pranzo al sacco e un momento di animazione vissuto nel Parco del sole, alle 15.30 i giovani hanno fatto ingresso nella Basilica di Santa Maria di Collemaggio per partecipare alla liturgia penitenziale, presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti.
In seguito ha portato il suo saluto il cardinale arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Petrocchi: «È importante apprendere l’arte del perdono – spiega il porporato -, che sta nel lasciarsi perdonare da Dio prima di tutto, per potersi perdonare e poi dare e chiedere perdono. Quest’ultimo è importante. Nella relazione interpersonale, esercitare questa capacità di non lasciarsi bloccare dalle difficoltà, dalle avversità, ma di saper rispondere con l’amore anche a ciò che noi consideriamo un danno che ci è stato arrecato, perché il male si può vincere soltanto col bene. Quindi è importante che, in questa celebrazione, i giovani, ricevendo questo messaggio evangelico, possano condurre anche sul piano umano una vita sempre più autentica, sempre più costruttiva di relazioni maturanti e mature».
Infine, alle 17.30 c’è stata la santa messa conclusiva presieduta dal vescovo di Sulmona-Valva e delegato Ceam (Conferenza episcopale abruzzese e molisana) alla Pastorale giovanile monsignor Michele Fusco, concelebrata dall’arcivescovo Valentinetti e dal vescovo ausiliare D’Angelo: «A voi giovani voglio dire innanzitutto grazie – afferma monsignor Fusco nell’omelia -. Grazie per aver accolto questo invito ed esservi messi in cammino. Oggi (ieri per chi legge) la Chiesa ricorda l’apostolo San Marco, che si è incamminato, mettendo in pratica la parola che anche voi avete ascoltato “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura”. È ciò che abbiamo fatto noi oggi, ci siamo messi in cammino. Marco è spinto da un invito, dal mandato di Gesù. Ma non è andato da solo. Anche noi ci siamo messi in cammino con qualcuno, non siamo soli. Avete camminato con i vostri amici, gli educatori, i sacerdoti. Alcuni compagni di viaggio li scegliamo, altri ci vengono donati. Anche i nostri genitori e la nostra famiglia sono compagni di viaggio che il Signore ci ha dato».
Quindi il presule ha chiesto ai giovani se ci sia un motivo, nella vita, per cui camminare: «C’è un motivo più grande, che ci muove, che ci spinge, che dà un senso al nostro cammino – approfondisce il vescovo di Sulmona-Valva -. Anche San Pietro Celestino è stato un grande camminatore. “Proclamate il Vangelo ad ogni creatura”, Marco è il primo evangelista. Ha scritto il Vangelo perché ha voluto che anche noi ricevessimo questo annuncio, ci ha donato ciò che ha ricevuto lui stesso. A voi giovani viene consegnata questa buona notizia. Abbiamo ascoltato che Gesù dopo aver inviato gli apostoli, operava con loro ed era in mezzo a loro. Gesù è il vivente, è vivo ed è in mezzo alla comunità. Continua ad assisterci a operare con noi e attraverso di noi. Il Signore ha cura di voi, attraverso gli educatori, i sacerdoti, che voglio ringraziare. Quante volte il Papa vi ha invitato a fare chiasso, a farvi sentire, affinché le nostre comunità siano vive, siano giovani. Vi auguro di portare nelle vostre comunità la gioia del Vangelo che San Marco ci ha donato in questo giorno».