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Santissima Trinità: “Ci chiede amore aperto a ogni categoria di persone e realtà”

"Ma Dio condanna? - riflette l'arcivescovo Valentinetti - No, Dio è venuto per salvare il mondo. Allora chi non ama chi si mette fuori dalla logica dell'amore? Ecco, costui si autocondanna da se stesso, si autocondanna con le sue stesse forze, che tristezza! Del resto, quando incontriamo una persona che non sa amare, quando incontriamo gruppi di situazioni che non riescono a vivere l'amore, che tristezza!"

Lo ha affermato ieri l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la messa nella solennità della Santissima Trinità e in onore della Madonna dei sette dolori

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia

In questi giorni si sta rinnovando la grande devozione in onore della Madonna dei sette dolori a Pescara colli e ieri sera l’omonima basilica era gremita di fedeli, che hanno dapprima partecipato alla santa messa presieduta dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti – concelebrata tra gli altri dal Padre Provinciale dei Frati minori cappuccini Padre Simone Calvarese – e poi alla processione dell’effige mariana sulle strade del quartiere.

La concelebrazione presieduta dall’arcivescovo Valentinetti

Una celebrazione, quest’ultima, che è coincisa con la solennità della Santissima Trinità, il cui significato è stato approfondito nell’omelia: «Nella dottrina della fede cristiana, in particolare della fede cattolica – premette l’arcivescovo Valentinetti – ci sono molti misteri. Ma attenzione, quando dico parola mistero non pensate subito a qualcosa di inspiegabile, di incomprensibile. Pensate piuttosto all’idea della pienezza, della concretezza, di una profondità che certamente supera la mente umana, ma che non è assolutamente ininvestigabile, che non è assolutamente capace di essere accolta e vissuta. Ecco, la solennità di oggi, solennità di carattere dogmatico, cioè di fede, è la solennità della Santissima Trinità, forse il più grande mistero della nostra fede. Com’è possibile che Dio è uno e nello stesso tempo è trino?. E noi lo invochiamo nell’unità del Padre, nell’unità del Figlio e nell’unità dello Spirito Santo, tanto da farci cambiare un attimino il termine, più che Trinità, più precisamente tri-unità. Una realtà che è divisa in tre persone uguali e distinte, ma nell’unità di una sola dimensione d’amore. Ora, tanti hanno cercato di comprendere più a fondo questo mistero, tutti i santi padri della Chiesa, primo tra tutti i Sant’Agostino. Si può sempre balbettare qualcosa, ma mai razionalmente solo con la mente comprendere a pieno. Del resto, l’unica cosa che possiamo dire è che Dio Padre dall’eternità ha creato tutte le cose. È stato Colui che ha preso per mano il popolo d’Israele e con mano potente e braccio teso, ha manifestato le meraviglie del suo amore. Ma poi non è bastato. Questo Dio padre, che aveva con sé sempre il suo Figlio, il Verbo, quest’ultimo si è incarnato e si è fatto uno di noi. È venuto in mezzo a noi, ha parlato la nostra stessa lingua, ha usato i nostri stessi gesti, ha spiegato lo stesso amore di Dio. È vissuto, è nato, è morto e risorto. Ma poi, ancora, Dio Padre, Dio verbo incarnato, Dio figlio, non ci hanno lasciati soli. Ed ecco la Chiesa nata dal costato aperto di Cristo, ma che è generata dallo Spirito Santo e Maria ai piedi di quella croce, immagine e modello della Chiesa, prima figlia della Chiesa. Ecco la realtà della Trinità che si è dipanata nel tempo, oserei dire che si è “squadernata” con molta tranquillità, con molta calma, nei secoli e nella storia e, attenzione, continua a manifestarsi».

La basilica della Madonna dei Sette dolori gremita dai fedeli

E in questo manifestarsi, secondo l’arcivescovo di Pescara-Penne, ci chiede una cosa in particolare: «La fede – sottolinea monsignor Valentinetti -. Avete ascoltato la parola del Vangelo? “Chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna, perché chi crede in Lui non è condannato. La fede. Ma che cos’è la fede? Perché se è già molto complicato parlare della Trinità, può essere complicato parlare anche della fede? E allora, proviamo a dire chi è che tiene unite queste tre persone, Padre, Figlio e Spirito Santo, e ne fa una sola cosa. C’è un solo principio, l’amore. Perché Dio è amore, Dio e tri-unità d’amore e dipana il suo amore nel tempo e nella storia. E che cosa vuole? Vuole l’amore, vuole che rispondiamo a questo amore con altrettanto amore. Con lo stesso amore di Maria che ha risposto sì, subito, immediatamente, alla proposta d’amore che gli veniva fatta. La fede è questo, rispondere all’amore e la pagina del Vangelo che abbiamo ascoltato ci dice una cosa terribile, “Chi non ha la fede, chi non crede, è già stato condannato perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”. Ma Dio condanna? No, Dio è venuto per salvare il mondo. Allora chi non ama chi si mette fuori dalla logica dell’amore? Ecco, costui si autocondanna da se stesso, si autocondanna con le sue stesse forze, che tristezza! Del resto, quando incontriamo una persona che non sa amare, quando incontriamo gruppi di situazioni che non riescono a vivere l’amore, che tristezza!».

L’effige della Madonna dei sette dolori portata in processione

Da qui la richiesta che, nello specifico, ci è giunta dal Signore in questa solennità della Santissima Trinità, sotto lo sguardo della Beata Vergine Maria: «Amore, amore infinito – esorta il presule -. Amore in famiglia, amore nella comunità parrocchiale, amore nella città, amore per i più poveri, per gli ultimi, per i deboli, per i malati, amore senza confini. Amore aperto a ogni categoria di persone e di realtà. Amore che nasce dall’amore del Signore e si dipana nel tempo e nella storia, anche attraverso il nostro. Che Maria ci insegni ad amare. Lei ha amato, ha amato con tutto il cuore e con tutte le forze. Ha parlato poco, pochissimo. Il Vangelo ci parla di due o tre parole di Maria, ma poche parole corrisponde un infinito amore che continua ad essere, dentro la Chiesa, immagine, modello e prima figlia che ci prende per mano e ci conduce ad immergerci dentro questo mare d’amore della Trinità. Amen».

Padre Simone Calvarese, Provincia dei Frati minori cappuccini

Al termine della liturgia eucaristica, ha portato il suo saluto anche il Provinciale dei Frati minori cappuccini: «Entrando commentavamo che quest’affluenza di popolo, questa presenza così numerosa – osserva Padre Simone Calvarese -, ci fa dire che, nonostante gli anni della pandemia, ci fa gioire l’aver visto una ripresa. E noi, qui riuniti e presenti, vogliamo veramente chiedere al Signore che questa festa possa assumere sempre più, nel tempo, i tratti di una festa giusta perché a volte le feste possono degenerare. E allora veramente questo lo chiediamo al Signore, per intercessione della Beata Vergine Maria».

Carlo Masci, sindaco di Pescara

Una presenza numerosa ed entusiasta, quella della cittadinanza pescarese e non solo, rappresentata dal giubilo del sindaco di Pescara Carlo Masci: «Devo dire che questo è veramente un momento di fede, di partecipazione popolare, perché in questa festa bellissima dedicata alla Madonna dei sette dolori si unisce il popolo con la religione ed è un momento molto sentito. Sono contento perché, dopo il periodo del Covid che è stato molto pesante per tutti, finalmente torniamo tutti insieme a pregare Maria in questa basilica stupenda, in modo tale che Pescara possa essere sempre tutelata e i cittadini di Pescara possano essere sempre aiutati in ogni situazione».

About Davide De Amicis (4381 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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