Il Papa chiede “segni di speranza” per il Giubileo
"La speranza cristiana non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino"
“Spes non confundit“, ossia “la speranza non delude“. È questo l’incipit da cui trae il nome la Bolla di indizione del Giubileo ordinario del 2025, che ieri pomeriggio Papa Francesco ha consegnato ad alcuni rappresentanti della Chiesa universale. Le parole, tratte dalla lettera di San Paolo ai Romani, tracciano con chiarezza il tema dell’Anno Santo, che sarà dedicato alla speranza.
«La speranza, infatti, nasce dall’amore e si fonda sull’amore che scaturisce dal Cuore di Gesù trafitto sulla croce – spiega il Santo Padre nella Bolla, commentando il testo sacro – La speranza cristiana, in effetti, non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino».
La Bolla papale, oltre alle indicazioni organizzative, traccia dunque un cammino di speranza a cui è chiamata la Chiesa tutta: «i segni dei tempi – scrive il Pontefice – chiedono di essere trasformati in segni di speranza». È lo stesso Santo Padre a indicare alcuni “segni di speranza“, per rendere l’Anno Santo capace di incidere concretamente sulla nostra quotidianità e sulla storia dell’umanità. «Il primo segno di speranza si traduca in pace per il mondo, che ancora una volta si trova immerso nella tragedia della guerra – auspica il Papa – È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte? Il Giubileo ricordi che quanti si fanno operatori di pace saranno chiamati figli di Dio».
L’apertura alla vita e il sostegno alle famiglie e alla natalità sono un altro tema cruciale toccato dal Papa: «non venga a mancare il sostegno convinto delle comunità credenti e dell’intera comunità civile in tutte le sue componenti, perché il desiderio dei giovani di generare nuovi figli e figlie, come frutto della fecondità del loro amore, dà futuro ad ogni società ed è questione di speranza: dipende dalla speranza e genera speranza».
«Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. – prosegue il testo – Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi».
«Di segni di speranza hanno bisogno anche coloro che in sé stessi la rappresentano: i giovani. Essi, purtroppo, vedono spesso crollare i loro sogni. Non possiamo deluderli: sul loro entusiasmo si fonda l’avvenire. – scrive ancora il Santo Padre – Il Giubileo sia nella Chiesa occasione di slancio nei loro confronti: con una rinnovata passione prendiamoci cura dei ragazzi, degli studenti, dei fidanzati, delle giovani generazioni! Vicinanza ai giovani, gioia e speranza della Chiesa e del mondo!»
Non manca il ricordo di ammalati, anziani e migranti, per i quali il Papa chiede accoglienza, sostegno, accompagnamento e inclusione.
La Bolla pontificia esprime poi due grandi “appelli di speranza“, auspici di radicali cambiamenti. Il primo è rivolto ai Paesi di tutto il mondo: «Rinnovo l’appello affinché con il denaro che si impiega nelle armi e in altre spese militari costituiamo un Fondo mondiale per eliminare finalmente la fame e per lo sviluppo dei Paesi più poveri». In particolare, il pensiero del Papa si rivolge alle Nazioni più industrializzate: «stabiliscano di condonare i debiti di Paesi che mai potrebbero ripagarli. Prima che di magnanimità, è una questione di giustizia».
Il secondo appello, invece, è rivolto a tutti i Cristiani, di ogni confessione. Nel corso del Giubileo 2025, infatti, ricorreranno i 1700 anni dal Concilio di Nicea: «Nicea rappresenta anche un invito a tutte le Chiese e Comunità ecclesiali a procedere nel cammino verso l’unità visibile, a non stancarsi di cercare forme adeguate per corrispondere pienamente alla preghiera di Gesù: “perché tutti siamo una cosa sola”. – riporta la Bolla – Al Concilio di Nicea si trattò anche della datazione della Pasqua. A tale riguardo, vi sono ancora oggi posizioni differenti, che impediscono di celebrare nello stesso giorno l’evento fondante della fede. Per una provvidenziale circostanza, ciò avverrà proprio nell’Anno 2025. Possa essere questo un appello per tutti i cristiani d’Oriente e d’Occidente a compiere un passo deciso verso l’unità intorno a una data comune per la Pasqua».