Nelle Congregazioni si parla anche di “Vatileaks”
«I cardinali che si preparano ad una decisione così importante svolgono un’attività di riflessione a tutto campo». Ha risposto così ieri padre Federico Lombardi, direttore della Sala stampa vaticana, alla domanda posta dai giornalisti, nel consueto briefing quotidiano, se anche “Vatileaks” sia un argomento trattato nelle Congregazioni generali dei cardinali: «Che tra i cardinali – ha spiegato il portavoce vaticano – si parli di questi argomenti, come di tanti altri argomenti importanti per la Chiesa, è assolutamente ovvio. I porporati si preparano per l’elezione informandosi e chiedendo le informazioni che ritengono utili. Penso che parlino anche di questo – ha poi aggiunto riferendosi ad un articolo uscito ieri su un quotidiano italiano – e di molte altre cose, come l’evangelizzazione, la Santa Sede e i rapporti con gli Episcopati, la situazione della Chiesa nel mondo e i suoi problemi principali, l’ecumenismo».
Per Lombardi è superfluo fare una lista dettagliata degli argomenti, chiarendo anche la questione dell’intervista anonima di un presunto “corvo”, pubblicata ieri dal quotidiano “La Repubblica”, che spiegherebbe il perché dell’operazione “Vatileaks” e molto altro: «Ognuno di voi – ha riflettuto padre Lombardi – ha il suo modo di leggerle, di interpretarle e di valutarle. Se la fonte è attendibile o l’informazione corretta, a voi la valutazione. Per un’intervista omologa apparsa mesi fa, avevo avuto modo di dire che le informazioni erano false, come era evidente. Ognuno si assuma la responsabilità delle cose che dice, oppure non le dica». Un discorso, quest’ultimo, che richiama una linea di condotta responsabile che i cardinali dovrebbero assumere: «La riservatezza – ha chiarito il portavoce vaticano, smentendo le indiscrezioni di stampa secondo cui sarebbe stata letta, nelle Congregazioni, una “lista” in cui alcuni cardinali venivano accusati di aver violato la segretezza – è comunque e sempre un forte impegno morale, che consente di conservare la libertà di coscienza e l’impegno a votare ciò che sembra il meglio davanti a Dio».
A tal proposito, in queste circostanze, esistono tre livelli di segreto in Vaticano: «Il livello di impegno – ha elencato Lombardi – del giuramento all’entrata del Conclave, che è altissimo, e per il quale occorre regolarsi “graviter onerata conscientia”, il livello del giuramento prima delle Congregazioni, che è serio, come tutti i giuramenti fatti sul Vangelo, ma che è da interpretarsi con maggiore flessibilità, fatto salvo tutto ciò che attiene all’elezione del Romano Pontefice. Ciò non toglie però, ed è questo il terzo livello, che il Collegio cardinalizio possa darsi regole di riservatezza più strette, come avvenuto nelle Congregazioni che hanno preceduto lo scorso Conclave, nel quale i cardinali avevano detto pubblicamente che avevano votato all’unanimità di non dare interviste”, andando quindi “al di là del giuramento” stesso».
Intanto ieri mattina alle 9.30, mentre fervevano i preparativi per l’allestimento della Cappella Sistina che ospiterà il Conclave, ha avuto luogo la quinta Congregazione generale, alla presenza di 152 cardinali, mentre la sesta si è svolta nel pomeriggio alla presenza di tutti i cardinali elettori, essendo arrivato a Roma anche il vietnamita Pham Minh Man. Nel frattempo, non ci sono ancora notizie riguardanti la data d’inizio del Conclave, come confermato da padre Lombardi che ha smentito il contenuto di un’agenzia giornalistica, secondo la quale i cerimonieri pontifici avrebbero prenotato una Messa Pro Eligendo Romano Pontefice, nella Basilica di San Pietro, lunedì collegando l’avvenimento all’inizio del Conclave: «La notizia non ha nessun fondamento – ha chiarito il direttore della Sala stampa vaticana – ricordando che una Messa Pro Eligendo Romano Pontifice è una messa che tutti i sacerdoti possono dire in questi giorni, pregando lo Spirito Santo perché aiuti la Chiesa in questa situazione. Non è che ogni Messa Pro Eligendo Romano Pontifice sia la messa di inaugurazione del Conclave».
Un compito, quello di convocare la Messa Pro Eligendo Romano Pontefice, che comunque non spetta ai cerimonieri, come confermato dal maestro delle Cerimonie pontificie monsignor Piero Marini, ma esclusivamente al Collegio dei cardinali. E ancora, ieri sono stati sorteggiati i nuovi tre membri del Collegio cardinalizio che assisteranno il camerlengo per i successivi tre giorni: il cardinale Raï, per l’ordine dei Vescovi, il cardinale Monsengwo, per l’ordine del Presbiteri e il cardinale De Paolis, per l’ordine dei Diaconi.
Ma tornando alla Congregazione di ieri, gli interventi totali sono stati 16 e primi tre sono stati tenuti dai responsabili dei dicasteri economici vaticani, in carica fino allo scorso 28 febbraio: il cardinale Versaldi, prefetto della Prefettura per gli Affari economici, Calcagno, presidente dell’Apsa, e Bertello, presidente del Governatorato, in ottemperanza a quanto stabilisce la Costituzione apostolica “Pastor Bonus”, al numero 171, paragrafo 2, dove si dice che il camerlengo, in occasione di Sede vacante, deve provvedere a fare avere al Collegio cardinalizio relazioni, informazioni sullo stato patrimoniale ed economico della Santa Sede: «I grandi temi degli altri interventi – ha concluso padre Lombardi – sono rimasti l’evangelizzazione, l’impegno della Chiesa nel mondo di oggi, la Santa Sede, i dicasteri della Curia romana, i rapporti con gli Episcopati, il profilo o le attese nei confronti del nuovo Papa, ma si è parlato anche di dialogo ecumenico, di carità e di impegno della Chiesa nei confronti dei poveri». Nel lungo intervallo di oltre mezz’ora, infine, c’è stato un intenso colloquio e incontro tra i singoli cardinali che hanno potuto scambiarsi impressioni e prendere appuntamenti o organizzare la loro ulteriore ricerca di informazione.